Crollo delle nascite in Corea del Sud

La popolazione coreana a rischio estinzione entro sette secoli

Il tasso totale di fertilità in Corea e il consecutivo numero di nascite alla fine del 2020 è crollato drasticamente, già a fine del 2019 era stato lanciato un allarme a tal proposito.

Il crollo delle nascite nel 2020 è stato da alcuni etichettato come effetto dovuto alla pandemia che tiene da più di un anno nella sua morsa l’intero pianeta, ma secondo fonti mondiali e del governo coreano pare invece che i fattori più predominanti siano a livello economico-sociale.

Per dare una prospettiva generale: la media del tasso di fertilità globale è di 2.4 bambini per donna, ma la Corea ha registrato un valore dello 0.92 nel 2019, diventando il primo paese al mondo ad essere nel cosiddetto “territorio dello Zero”. Solo nel 2020 si sono contate 21mila nascite in meno, 275mila nuove nascite e 307mila decessi.

Secondo il Korea Institute for Health and Social Affairs la ragione principale di questa contrazione sta nella non volontà delle famiglie coreane di non avere figli a causa della mancanza di una stabilità economica in grado di dare alle famiglie la sicurezza di allevare uno o più bambini. Crescere un figlio infatti comporta alti costi e risulta essere più semplice per una neo-famiglia vivere senza figli e i costi che ne derivano. Nonostante il Governo Coreano tuteli la donna lavoratrice anche in stato di gravidanza e maternità molte sono le donne che preferiscono avere figli in età matura piuttosto che giovane così da poter “lavorare il più possibile” usufruendo per alcuni lavori anche dei turni notturni che per legge sono sconsigliati/vietati alle donne in gravidanza.

Nelle aziende coreane inoltre, fortunatamente questa ideologia sta cambiando gradualmente, una donna in congedo per gravidanza o maternità una volta rientrata sul posto di lavoro viene automaticamente vista come “fragile” creando così difficoltà nell’inserirsi nuovamente nel team. La maternità in Corea funziona in modo diverso a come la conosciamo in Italia, infatti ha una durata di soli novanta giorni, “spalmabili” tra prima e dopo il parto, di cui solo i primi sessanta vengono retribuiti (ndr. Nella maggioranza delle aziende). In Italia invece una donna in maternità ha il diritto di “restare a casa” fino al compimento del nono mese d’età del figlio con una retribuzione pari all’80% dello stipendio, i successivi mesi vengono poi pagati in percentuale variabile in base alla durata di tempo che la donna rimarrà a casa.

Per quello che riguarda il padre invece, ricordiamoci che una gravidanza e un figlio sono momenti che la coppia vive insieme anche se purtroppo a volte non è così scontato, non sembra facile prendere il congedo di paternità che secondo la legge di stabilità del 2016 è di soli due giorni.

Alcuni anni fa vi fu una proposta di Riforma da parte del Primo Ministro coreano Park Geun-hye che considerava il prolungamento della durata del congedo di paternità fino ad un anno. Questa proposta non è stata ben accolta dai businessman coreani spaventati nel veder “sparire” per un anno uno o più dei loro impiegati con conseguente necessità di sostituizione.

Queste sono solo una manciata di cause e motivazioni per le quali le neo-famiglie stanno decidendo di non avere figli ma anche un grande campanello di allarme poiché di questo passo, secondo le ultime ricerche rilasciate, la popolazione coreana potrà raggiungere i 29 milioni nei prossimi 80 anni (nel 2019 la popolazione in Corea del Sud era 51,8 milioni) e la completa estinzione entro il 2800.

È di poche settimane fa la notizia che il Presidente Moon Jae-In ha annunciato una serie di azioni in sostegno alle neo-famiglie coreane. Pare dunque che dal 2022, ogni nuovo nato riceverà un bonus in contanti di 2 milioni di won (circa 1500 euro) per coprire le spese prenatali, oltre a un pagamento mensile di 300.000 won (circa 225 euro) fino al compimento del primo anno di età. L’incentivo aumenterà a 500.000 won (circa 375 euro) ogni mese dal 2025. Queste sono alcune delle misure che il Presidente ha voluto prendere nel cercare di limitare quella che gli economisti stanno definendo “una bomba a orologeria demografica”.

Assieme a queste novità saranno varate inoltre una serie di nuove azioni per aiutare il popolo coreano e le famiglia con figli a carico (quindi non solo le nuove famiglie ma anche quelle formatesi da tempo).

Molti sono gli esperti che temono la reale possibilità dell’estinzione della popolazione coreana come Choi Jin-ho, professore di sociologia presso l’Università Anjou di Suwon che punta il dito verso le problematiche sociali economiche legate alla disoccupazione, l’aumento dei prezzi degli immobili, il quasi inesistente aiuto alle famiglie e, come prima già citato, le difficoltà nel mondo del lavoro. Della stessa “denuncia” si fa carico anche il quotidiano in lingua inglese Korea JoongAng Daily che chiede al governo coreano di “aprire gli occhi”.

Sarà veramente destinata la popolazione coreana all’estinzione nei prossimi secoli?

Se avete più informazioni a riguardo di questo argomento fatecelo sapere!

Rubrica in collaborazione con Jae-Hwa e zerotokorea

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